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“Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi” scrisse il grande uomo ed alpinista Walter Bonatti. Per questo, vogliamo mostrarvi le nostre montagne attraverso il valore storico degli eventi particolari che qui sono accaduti. Dalla Linea Cadorna alle miniere di ferro.
Val Fraina
Si snoda nelle montagne del nostro territorio una parte del tratto orobico della “linea difensiva Occupazione Avanzata Frontiera Nord”, anche detta Linea Cadorna: una linea fortificata, edificata fra il 1899 ed il 1918 dal Regno d’Italia, con lo scopo di proteggere il territorio italiano da un possibile attacco proveniente da oltralpe.
Nonostante il notevole impegno finanziario per la sua costruzione e l’impegno degli oltre 20.000 operai, la linea non ebbe mai un impiego bellico, anche se alcune opere furono teatro di scontri tra i partigiani e reparti nazi-fascisti.
Oggi sono ancora visibili numerosi resti di queste costruzioni.
Val Fraina
Alla Bocchetta di Stavello – segui l’itinerario per Monte Rotondo e Colombana – vi sono due appostamenti con muri in pietra a secco e feritoie in cemento. Salendo lungo la cresta verso il Monte Rotondo, si trovano i ruderi di una piccola caserma, poi una serie di camminamenti. Più in alto, una galleria scavata nella roccia, destinata ad ospitare pezzi di artiglieria.
A quota 2120 un’altra postazione verso la Val Gerola, con una serie di feritoie ed un camminamento con postazioni per fucilieri. A quota 2380 sorgono i ruderi di una postazione costruita ad emiciclo. Vicino alla vetta del Monte Rotondo vi è poi una piazzola con l’appostamento per un cannone.
Si snoda nelle montagne del nostro territorio una parte del tratto orobico della Linea Cadorna.
Val Fraina
Alla Bocchetta di Colombana si notano i consistenti ruderi di due casermette ed una vasta piazzola per armi pesanti. Risalendo il lato sud della Bocchetta Colombana, si incontrano tre postazioni in pietra; sul lato nord si nota invece un camminamento che conduce ad una postazione per artiglieria, protetta da una trincea in muratura.
Non lontani da questa sono altri due tratti di trincea. Salendo verso la Cima Fraina a quota 2280 vi è una trincea con feritoie quindi due postazioni con piazzole per cannoni e, proprio in vetta, un piccolo osservatorio.
Per informazioni più approfondite rimandiamo a:
Valle dei Forni e Valvarrone
… No, nessun riferimento al celeberrimo sindacato! In realtà si tratta del meglio conservato centro siderurgico Premanese, risalente alla seconda metà del settecento, i cui resti sono visibili e visitabili all’imbocco della Valle dei Forni – segui l’itinerario escursionistico verso la valle dei Forni – subito dopo aver passato la nuova zona industriale.
Vi sono i resti ben conservati delle vecchie fucine e del mulino che, convogliando l’acqua del torrente Varrone attraverso un canale ben ristrutturato, vi portava l’energia.
Consigliamo di visitare l’area con prudenza e di non entrare nei ruderi delle fabbriche.
Valle dei Forni e Valvarrone
“Premana e il suo territorio divennero, non vi è dubbio alcuno, il principale luogo di stanza per i ribelli in tutto il lecchese. La geografia faceva di questa valle una plaga lontana dalle vie di comunicazione, impervia, quasi irraggiungibile. (…)
Se il passo di Trona fu base di riferimento per la guerriglia, numerosi altri luoghi in territorio premanese furono sedi di bande partigiane, tra cui Barconcelli.
Qui ancora oggi una croce nella roccia fa memoria del punto in cui 4 partigiani furono uccisi in uno scontro con i fascisti. Era l’8 ottobre del 1944 e la fine della guerra iniziava a delinearsi sempre di più”.
FONTE: “Viit de Quai Sort” di Antonio Bellati.
Valle dei Forni e Valvarrone
Collocate in alta val Varrone – segui l’itinerario escursionistico per l’alpe Varrone – in prossimità del rifugio Casera Vecchia, le miniere sono costituite da numerose gallerie e cunicoli (ormai in gran parte crollati) e furono attive per l’estrazione mineraria fra i secoli XII e XVIII. Con la rivoluzione industriale della seconda metà dell’ottocento e l’avvento di nuove e più moderne tecnologie le miniere vennero dismesse.
Alcune di esse sono oggi visitabili (ricordatevi la torcia!). Per maggiori informazioni rimandiamo a:
La Bocchetta di Trona si raggiunge seguendo la strada militare che sale fino ai piani di Varrone
Valle dei Forni e Valvarrone
Alla Bocchetta di Trona, che si raggiunge seguendo la strada militare che sale fino ai piani di Varrone, sopra il passo c’è una ridotta in cemento con due avancorpi agli angoli nord e sud, caratterizzata da feritoie rettangolari. Una postazione a mezzaluna punta sul lago di Trona: da questa parte un camminamento in galleria che conduce ad un osservatorio da cui lo sguardo spazia sulla Val Varrone.
L’ex-fortino militare fu fatto costruire nel 1917: si temeva che, in caso di sfondamento del fronte dello Stelvio-Adamello, gli Austriaci potessero avanzare, attraverso la Valtellina, nella pianura Padana verso Milano. Dopo la guerra divenne una cappella.
Sul versante opposto si scende verso la casera nuova di Trona dove, a monte della stessa, si scorgono le trincee che servivano a proteggere il passo da un eventuale attacco proveniente dalla Val Gerola. Tale linea difensiva fa parte della linea Cadorna che si allunga fino alle cime della Val Fraina.
Valle dei Forni e Valvarrone
Sempre alla Bocchetta di Trona, lungo la linea Cadorna, si scorgono i resti della Casa Pio XI. Edificata nel 1924, Casa Pio XI era un rifugio-colonia estiva della Federazioni Oratori Milanesi e fu incendiata dai nazifascisti il 21 marzo 1944 per togliere ai partigiani un punto di appoggio. Della ex-colonia Pio XI rimangono ora pochi ruderi a quota 2122 m s.l.m, nei pressi del passo Trona, sul versante che guarda l’alpe Varrone.
Versante nord-ovest, sopra Premana
Lungo la strada che dal paese sale verso l’alpeggio di Piancalada – segui l’itineario escursionistico per Premaniga e Deleguaggio – si trova la Cosiddetta Piöde dal Croos, ovvero il Sasso delle Croci. È una roccia sulla quale sono avvenuti i primi ritrovamenti di incisioni rupestri su territorio premanese.
Nel settembre 1995, per iniziativa dello scrittore, storico e poeta premanese Antonio Bellati, viene mostrata la Piöde allo studioso e ricercatore Oleg Zastrow, che evidenzia subito l’antichità delle incisioni.
Nella zona del Varrone, vengono rinvenute in quel periodo svariati siti di incisione, tutti posti ad una altitudine che va dai 1300 ai 1800 m s.l.m, tutti su pendii esposti a sud.
Le incisioni rinvenute sono sempre coppelle di varie forme anche assai grandi o estremamente piccole. Anche le croci sono di mille forme ed incise con tecniche differenti.
La scoperta ha una interessante valenza storica, poiché dimostrano la presenza di attività umane in zona sin da millenni.
Versante nord-ovest, sopra Premana
La cappelletta di Masentìghe prima dell’alpe Deleguaggio – segui l’itineario escursionistico per Premaniga – è dedicata ad un partigiano assassinato dai nazifascisti.
All’alpe sostò per una notte Achille Ratti (poi papa Pio XI) quando salì al Legnone. Una lapide lo ricorda.
Deleguaggio fu anche rifugio per i superstiti della banda partigiana di Spartaco Cavallini che operava in val Varrone e val Gerola. Di stanza ai rifugi Grassi e Pio X (che furono distrutti), sfuggirono all’accerchiamento dei tedeschi, restando nascosti all’alpe per un mese.